TRATTAMENTI

Tipologie di interventi di esportazione in chirurgia estetica non ablativa e tradizionale

Cisti e lipomi

Le cisti più comuni sono quelle sebacee, costituite da delle neoformazioni contenenti cheratina, sebo e cellule morte.

Sono delimitate da una capsula detta anche “cencio necrotico”.

Questa capsula, con il tempo tende ad aumentare di spessore, diventare fibrotica e aderire ai tessuti circostanti.

Se sollecitata meccanicamente dai tentativi di spremitura, tende a formare delle gemmazioni che ne rendono più difficile l’asportazione e sono loro la causa principale di recidiva dopo l’intervento.

La cisti si forma in genere per l’occlusione di una ghiandola sebacea.

A causa di questa occlusione, la ghiandola non può smaltire la secrezione che continua a prodursi portando alla formazione della raccolta.

Le cause di formazione delle cisti sebacee, oltre a patologie genetiche o meiopragia del dotto pilo-sebaceo, possono essere conseguenze di traumi meccanici o post chirurgici, da applicazione di farmaci e cosmetici, o comunque da sostanze oleose che gonfiando i corneociti di rivestimento del dotto ne provocano la stenosi, in alcuni casi il rigonfiamento dei corneociti trasformano il dotto pilo sebaceo in una struttura semipermeabile che trattiene la parte corpuscolata dell’escrezione ghiandolare.

Le cisti possono formarsi in tutte le zone del corpo, cuoio capelluto, orecchie, braccia, torace, inguine, scroto esclusa la pianta del piede e il palmo della mano.

Nella stragrande maggioranza dei casi, le cisti sono morbide al tatto in genere non dolorose, alcune di grandi dimensioni e infiammate possono essere molto dolorose.

Non si consiglia perforarle al solo scopo di drenarle perché recidivano.

Il lipoma è la forma più comune di tumore benigno del tessuto adiposo. Si tratta di un accumulo di grasso dovuto a una crescita abnorme e non controllata delle cellule adipose, che si sviluppa nel sottocute ed è circondato da una capsula fibrosa
Solitamente, i lipomi non sono dolorosi, ma, in alcuni casi, aumentando di dimensione, possono causare disturbi da compressione.

Rimozione delle cisti sebacee in Chirurgia Non Ablativa - La tecnica

Senza incidere la cute, senza iniezioni di anestetico, senza punti di sutura e, se non trattate in precedenza, senza recidive a patto di estrarre il cencio necrotico.

Come si esegue il trattamento:
Si pratica un minuscolo foro d’accesso al contenuto cistico utilizzando il Plexr  con emissione focalizzata per evitare qualsiasi fastidio o sanguinamento.
In effetti abbiamo trasformato la forma sferica della nostra cisti in una sorta di “fiasco” dal cui collo dreneremo, senza contatto con il sangue, il contenuto cistico.

Una volta svuotato il contenuto della sacca cistica, si introduce, nel foro praticato, una pinzetta oftalmica, per afferrare il fondo del sacco che sarà asportato.

In certi casi si farà preventivamente il lavaggio del sacco cistico utilizzando una siringa senza ago appoggiata al foro drenante caricata con antibiotico o, ancor meglio, con ossigeno medicale.
Con la Chirurgia non Ablativa si sono semplificati gli interventi di asportazione delle cisti sebacee senza ricorrere a incisioni o drenaggi.

Per le cisti sebacee del capo si evita la rasatura del paziente e la infiltrazione di anestetici.

L’intervento dura pochi minuti, non crea disagio, non necessita di un post operatorio importante, non si devono effettuare visite di controllo se non in casi particolari, si riprende immediatamente la propria attività lavorativa e, tranne nei casi di pregressi trattamenti o di capsule rese fibrotiche per trascuratezza o trattamenti impropri, non si hanno recidive.
Nell’arco di  qualche settimana la cute ritornerà integra e non si avranno cicatrici.

Nei e fibromi

In “Chirurgia non Ablativa” eviteremo sanguinamento, punti di sutura, iniezioni di anestetico e medicazioni con creme anestetiche e cerotti.

Il risultato estetico sarà eccellente e senza recidive.
Con una pinzetta, solleveremo il pezzo asportato che non deve assolutamente sanguinare.
Anche in questo caso non è necessario fare anestesia.
La parte appena trattata non verrà assolutamente medicata

NESSUN SANGUINAMENTO SIA DELLA PARTE TRATTATA SIA DEL PEZZO ASPORTATO O VAPORIZZATO.
Naturalmente senza garze o cerotti, e, dopo dieci giorni, la parte è perfettamente cicatrizzata ed a livello.

Lago venoso

Il lago venoso è originato da una lesione vascolare benigna, costituita dalla dilatazione cronica di una venula, più frequentemente singola, che crea una papula molle e comprimibile di colore blu-viola e di dimensioni variabili da pochi millimetri ad un paio di centimetri.

Si tratta di una formazione asintomatica, che puó sanguinare in seguito a trauma.
Le sedi più comuni sono il labbro inferiore e i padiglioni auricolari.

Questo tipo di lesione é comune negli adulti e negli anziani, in particolare tra la settima e l’ottava decade di vita e l’incidenza aumenta con l’età.
Gli uomini presentano una prevalenza del 50% superiore rispetto alle donne.

Verruche

Le verruche volgari sono particolarmente impegnative sia con la crio chirurgia sia con il laser sia con i vari tipi di radiobisturi.
Recidive, discromie e cicatrici depresse o peggio ipertrofiche sono gli esiti più comuni che ci capita osservare.

Con il Plexer, il trattamento delle verruche di qualsiasi genere e in qualsiasi regione è estremamente semplice ed efficace. Non si hanno complicanze, se la lesione non è stata trattata in precedenza con altre tecniche.

La guarigione si può considerare quasi immediata in quanto non si ha sanguinamento e, se si interviene in fase iniziale, non recidiva.

La medicazione cambia da caso a caso, spesso conviene applicare dell’acido salicilico e acido lattico per alcuni giorni sulla parte trattata.

Le sedute necessarie dipendono dalla grandezza, dal numero delle lesioni, dagli eventuali trattamenti precedenti e dalla data di insorgenza della verruca.

Angiomi

Gli angiomi sono delle malformazioni vascolari patologiche consistenti prevalentemente in intrecciature fortemente irregolari di strutture vascolari( angiomi piani, spider angiomi, angiomi rubino, “laghi” venosi ecc). Appartengono a questa categoria quelle macchie cutanee rosse e rosso-brunastre che hanno origine vascolare e natura benigna localizzati sul viso, sul tronco, sugli arti e sul cuoio capelluto.

Ne esistono diverse varietà cliniche, gli angiomi piani che si manifestano come una chiazza di colorito rosso vivo o rosso scuro, di forma e grandezza variabili, con superficie liscia, non rilevata, che può localizzarsi in qualsiasi distretto cutaneo, ma più spesso al volto e al collo; mentre le altre varietà cliniche si trovano comunemente anche sul cuoio capelluto.

Discromie cutanee (macchie della pelle)

Una volta escluse dal trattamento tutte le lesioni a rischio, potremo trattare allo stesso modo sia le iperpigmentazioni epidermiche sia quelle dermiche. La sola differenza consisterà nel fatto che le iperpigmentazioni dermiche dovranno essere ritrattate per un numero di volte proporzionale alla loro profondità.
Infatti, se insistessimo fino a veder sparire la macchia, produrremmo degli antiestetici avvallamenti che si andrebbero a sommare a quelli già presenti in molte macchie dermiche.

Il trattamento è estremamente semplice e di grande effetto ma deve necessariamente essere eseguito da medici molto esperti e dotati di una mano particolarmente delicata.

Appena finito di trattare la parte con la tecnica “Spray”, effettuata con passate molto rapide a sfiorare appena la cute senza mai toccarla, vedremo la nostra macchia colorata in grigio scuro per il carbonio depositato.

Ora applicheremo sulla macchia del cotone intriso con abbondante acqua distillata e disinfettante al benzalconio in uguali proporzioni.

Nel caso in cui si dovesse vedere ancora la parte pigmentata, non dovremo insistere per evitare scalini.
Ci limiteremo a reintervenire 28 giorni dopo con le stesse modalità sulla parte trattata. La parte, dovrà essere lavata con sapone di Marsiglia, asciugata tamponando delicatamente e disinfettata con disinfettanti al benzalconio.
Come protezione è consigliabile applicare uno strato spesso di fondotinta fluido solo sulla parte trattata per almeno due mesi.

Il  grosso  capitolo  delle macchie  cutanee  e delle discromie  e quello  che meglio fa apprezzare la Chirurgia non Ablativa. La sublimazione dei tessuti epidermici operata dal plasma (gas ionizzati dell’aria) e, realizzata grazie al Plexer, ci consente di intervenire con successo su questi inestetismi.

Unghie incarnite

Plastica del letto ungueale in un caso di unghia incarnita.

Anche sui margini ungueali di unghie incarnite si ottengono risultati notevoli a patto di intervenire senza fare iniezioni di anestetico.
Può risultare utile applicare un anestetico in crema (EMLA)

Trattamento dell'acne in fase attiva e dei postumi cicatriziali

Terapia validata dalle esperienze effettuate dal prof. Giorgio Fippi con il suo Felc (Flusso di Elettroni Convogliati) fin dal 1974.
Poter eliminare in modo definitivo l’acne attiva e le sue cicatrici che creano tanto disagio, è stata una delle più grandi soddisfazioni della mia carriera di Medico.

I tessuti trattati con il Plexr, sublimano senza coinvolgimento del derma (come dimostrato da esami istologici effettuati in centri di ricerca Universitari) e con risultati superiori ai laser, prima utilizzati con entusiasmo, in quanto, non essendo luce come il laser, il microplasma condensato del plexer , non diffonde nei tessuti circostanti l’area trattata e quindi senza alcun tipo di danno caratteristico delle altre tecniche. –

Il Paziente non deve, nel caso dell’acne attiva o delle cicatrici post acneiche, applicare creme o prodotti anestetici che risulterebbero inutili vista la sensazione particolare e indolore indotta dalla sublimazione.

I risultati confermarono l’ipotesi. – Infatti, anche se i pazienti nelle sedute successive presentavano ancora delle formazioni acneiche, queste non si sviluppavano mai sulle aree trattate in precedenza.

Con il PLEXR, per ottenere il massimo risultato, è necessario sfiorare il tessuto, evitando il contatto con la parte, per consentire la formazione del microplasma (gas ionizzati-concentrati non ottenibili con altre apparecchiature) che provocherà la sublimazione del solo strato corneo superficiale senza coinvolgimento dei tessuti sottostanti.

Per eliminare definitivamente la possibile formazione di nuovi comedoni sarà necessario bonificare tutta la zona in cui si ha formazione di pustole acneiche.

Le micro cisti sebacee, i milia e i comedoni dovranno essere trattati solo facendo sublimare la membrana soprastante la raccolta di sebo mentre, le pustole attive, dovranno essere trattate allo stesso modo, ma intervenendo solo sulla corona circolare virtuale che delimita la parte gialla della pustola, dall’area arrossata circostante.

Così facendo saremo sicuri di aver eliminato il danno anatomico del dotto pilo sebaceo alterato che continuando a trattenere il sebo e lasciando evaporare la parte acquosa del sudore prodotto, realizza quella raccolta di materiale che, se successivamente colonizzata, forma la pustola acneica.

Il protocollo prevede che, in caso di acne attiva, dopo una visita accurata, venga effettuato un test su una piccola area per valutare sia la compliance del paziente sia la risposta cutanea al trattamento.

Dopo sette giorni verificata la soddisfazione del paziente e la durata del rossore (da due ore a sei giorni), in base alle esigenze dettate dalla vita di relazione del paziente, si opterà per trattare tutta la parte ogni sette giorni o trattare piccole aree consentendo, se necessario, la ripresa lavorativa subito dopo il trattamento avendo l’accortezza di applicare sulla parte del fondotinta.

Queste devono essere trattate come se stessimo facendo un bassorilievo, trattando quindi punti non contigui per consentire l’effetto cerniera delle piccolissime aree puntiformi.
Queste, se troppo ravvicinate, potrebbero creare una crosta unica che potrebbe fratturarsi, creando una lesione e se troppo profonde potrebbero creare esse stesse delle depressioni.
Aspetto della parte trattata con la tecnica del bassorilievo per punti distaccati, in caso di cicatrici depresse.
L’immagine ci permette di apprezzare la tecnica utilizzata per ciascun punto.
Da notare sempre che i singoli punti non si toccano l’un l’altro per evitare eventuali fratture di crosta.

Nel caso delle cicatrici post acneiche si deve trattare prima la cute dei margini per consentire al fondo della cicatrice di salire verso l’alto, quindi, le mamellonature tra le cicatrici depresse, senza toccare in alcun modo il fondo delle cicatrici stesse.

Per analogia, dovremo trattare solo i dossi e non le cunette con la tecnica per punti staccati che è l’unica che favorisce l’accorciamento cutaneo.

Particolare attenzione deve sempre essere posta a non ferire inavvertitamente con il puntale, la cute del paziente ed evitare nel modo più assoluto di coinvolgere il fondo della cicatrice(la cunetta di cui sopra)
In caso di cicatrici molto depresse, è sempre consigliabile trattare i margini e le aree in plus in più sedute, con un intervallo di ventotto giorni tra le sedute, permettendo la risalita del fondo.
Anche trattando cicatrici post acneiche in soggetti di colore non si sono mai avute discromie dovute al trattamento.
Il protocollo per il trattamento delle cicatrici post acneiche e da varicella prevede un test su una metà di una cicatrice particolarmente profonda per poter verificare quanto sia migliorata la parte trattata dopo i fatidici ventotto giorni e poter stabilire le sedute necessarie a quel paziente.

Xantelsma

Come dice il nome stesso si tratta di lesioni giallastre (xantos=giallo) che tendono ad invadere sia le palpebre superiori, sia le inferiori sia il contorno occhi.

Trattate con la classica chirurgia, queste formazioni giallastre, tendono a recidivare, presentando una serie di inconvenienti post operatori che, anche se minimi, creano disagio e preoccupazione sia al paziente sia al chirurgo.
La Chirurgia non Ablativa mediante Plexr, agisce per sublimazione ed evita qualsiasi tipo di complicanza o di effetto collaterale indesiderato.
Per eseguire l’intervento di chirurgia non ablativa, non serve applicare creme anestetiche.
La parte trattata deve essere detersa delicatamente dopo ogni passaggio di Plexr. Non si avrà mai sanguinamento e quindi nessun tipo di cicatrice.
Oggi, infatti, grazie alla chirurgia al Plasma, l’intervento è semplificato al massimo. Non è necessario anestetizzare la parte, non si causa arrossamento della palpebra, non si avrà mai sanguinamento e, particolare non trascurabile, non si deve applicare alcun tipo di medicazione, tranne l’utilizzo di un collirio a base di benzalconio al solo scopo di disinfettare la parte. Il paziente dovrà lavarsi come sempre, asciugare la parte tamponando con un fazzoletto di cotone, avendo l’accortezza di non strofinare.

La parte trattata apparirà come se avessimo usato una matita per trucco a coprire il giallo dello xantelasma. Appena terminato il trattamento, il paziente potrà riprendere la propria attività senza alcun tipo di problema, fatta eccezione di un lieve rossore dovuto al passaggio del cotone utilizzato per rimuovere i depositi carboniosi, che scomparirà dopo alcune ore. I risultati sono eccellenti e senza effetti indesiderati o complicanze se eseguito da medico esperto.

L’intervento elimina definitivamente lo xantelasma nella zona trattata.
Deve essere sottolineato il fatto che le aree trattate non andranno mai più incontro a xantelasmi, per cui spesso suggerisco di trattare, a scopo preventivo, anche le zone circostanti che ancora non presentano xantelasmi.

Dalla foto si apprezza la totale assenza di coinvolgimento dei tessuti circostanti l’area trattata, pur essendo questa una zona particolarmente delicata.
Si dovrà avere sempre l’accortezza di agire su aree non contigue per consentire lo smaltimento dei vapori della sublimazione del materiale che stiamo asportando e per evitare il benché minimo surriscaldamento della parte.

Si osservi che la parte trattata, in molti soggetti, anche dopo alcuni mesi, si presenta leggermente più chiara dei tessuti circostanti.
Questa lieve differenza di colore tende a normalizzarsi, anche se con ovvie differenze individuali, in circa un anno, trascorso il quale non si apprezzeranno differenze con i tessuti circostanti.

Da quanto su esposto si comprende quanto con la Chirurgia non Ablativa si sia semplificato ed ottimizzato il trattamento di questo diffuso inestetismo.

BLEFAROPLASTICA NON ABLATIVA

La blefaroplastica non ablativa, effettuata mediante il PLEXR, è una tecnica innovativa che accorcia la cute in eccesso delle palpebre senza dover incidere per asportarla, la blefaroplastica non ablativa evita,finalmente,l’utilizzo del bisturi. Si effettua senza anestesia (se non locale con pomate), non necessita di suturare e permette di accorciare la pelle senza incidere e senza modificare il muscolo orbicolare delle palpebre.

A differenza dell’intervento tradizionale non asporta l’eccesso di pelle ma si limita ad accorciare la cute palpebrale aumentandone lo spessore e riportando quindi allo stato precedente l’inestetismo.

La blefaroplastica non ablativa è indicata per tutti coloro che, non dovendo rimuovere l’eccesso di grasso retro orbitario,desiderino migliorare l’estetica del proprio viso senza andare incontro ai rischi dell’anestesia e alle possibili complicanze di un intervento chirurgico (asimmetria dei due occhi, cicatrici ipertrofiche, cheloidi, lagoftalmo, danni irreversibile del visus).

Infatti,il trattamento effettuato senza ricovero e senza anestesia,non da luogo a formazione di ecchimosi. I tempi post-operatori sono nettamente diminuiti con ripresa funzionale quasi immediata e i costi sono ridotti del 70%.

E’ necessario che i pazienti si rivolgano ad un professionista che abbia conseguito una adeguata preparazione e che sia esperto in questo tipo di intervento che presuppongono un adeguato senso estetico ed una manualità adeguata.